I pazienti con impianti cardiaci non dovranno più rinunciare a effettuare una risonanza magnetica, ma possono sottoporsi a questo tipo di esame in tutta sicurezza, anche quando sono  portatori di pacemaker o elettrocateteri abbandonati. A confermarlo è uno studio pubblicato su Radiology: Cardiothoracic Imaging, rivista della RSNA, Società Radiologica del Nord America.

Come è noto, la risonanza magnetica è vietata o quanto meno sconsigliata sulle persone che hanno impianti cardiaci come pacemaker e defibrillatori, in quanto il magnete presente nei macchinari per eseguire l’esame è molto potente e potrebbe surriscaldare i metalli con i quali quei dispositivi sono costruiti: il rischio è dunque che la carica elettromagnetica diventi pericolosa sia per gli apparecchi impiantati che per i tessuti cardiaci. Sono milioni le persone per le quali la funzionalità cardiaca, e quindi la vita stessa, dipende da un dispositivo impiantato che regola il ritmo del cuore, va da sé che il rischio di danneggiarli è considerato troppo alto da sottoporre i pazienti a una risonanza.

Dispositivi compatibili e non con una RM

La differenza sta proprio nella tipologia dei dispositivi ICD, e dunque quelli più all’avanguardia sono considerati compatibili, quelli più datati, che purtroppo sono impiantati ancora su milioni di persone costringono i medici alla rimozione degli stessi, prima di eseguire una normale RM, oppure a scegliere tecniche di imaging alternative, ma anche meno efficaci. La Food and Drug Administration, l’ente governativo americano che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha stilato una lista di tutti quegli impianti non compatibili a una risonanza e di quelli che invece non procurano alcun rischio al paziente. Come già detto, oggi tutti i dispositivi impiantati risultano compatibili alla risonanza magnetica in quanto di nuova generazione, ma la vita di molte persone dipende ancora da dispositivi considerati incompatibili.

I pazienti con impianti cardiaci non dovranno più rinunciare a effettuare una RM

La ricerca ha voluto dare una risposta proprio a questi pazienti, considerando quanto una risonanza magnetica sia fondamentale per individuare patologie anche gravi e l’importanza di avere immagini precise per l’esattezza di una diagnosi. Lo studio ha dunque preso tipologie di pazienti che in ricerche precedenti non erano state prese in considerazione, per esempio le persone dipendenti da pacemaker o con elettrocateteri, o quelli che necessitavano di una risonanza toracica o cardiaca. I ricercatori hanno creato un quadro completo del rischio del paziente istituendo un registro con più di 500 partecipanti. I dispositivi dei pazienti sono stati controllati prima e dopo la risonanza e durante l’esame i parametri vitali sono stati monitorati attentamente durante tutto il tempo della rm. Inoltre i dispositivi sono stati impostati in modalità asincrona nei pazienti dipendenti da pacemaker prima di entrare nello scanner e nei pazienti con ICD le terapie per la tachicardia sono state disattivate per la durata dell’esame.

I risultati hanno dimostrato che le risonanze magnetiche, anche quelle eseguite sul torace, possono essere eseguite in sicurezza su pazienti dipendenti da pacemaker o con dispositivi non compatibili. “Non si sono verificate circostanze avverse. Non abbiamo avuto problemi con nessuno dei pazienti e nessun danno ai dispositivi “. “Siamo fiduciosi che il nostro lavoro aggiungerà un  supporto per espandere le indicazioni della FDA per i dispositivi che sono considerati compatibili con la risonanza magnetica“, hanno affermato i medici a capo del team che ha condotto la ricerca.